Pensionati italiani in Thailandia
La Thailandia è una delle mete turistiche più gettonate al mondo, ma questo stato del sud-est asiatico attira anche molti occidentali che invece hanno deciso di viverci.
Il suo stile di vita moderno, il costo della vita ancora basso, servizi pubblici generalmente discreti e paesaggi mozzafiato, specie nelle isole, ne fanno un paradiso per chi vuole dire addio alla routine delle metropoli o semplicemente vuole cambiare aria.
La capitale Bangkok però soffre di congestione da traffico, essendo una città presa d’assalto da milioni di cittadini stranieri ogni anno quando già conta di suo una popolazione di oltre 10,5 milioni di abitanti.
Sono tanti i pensionati italiani e di molti altri paesi che hanno scelto di trasferirsi in Thailandia. E dovete sapere che una delle ragioni, se non la principale, riguarda la tassazione. Forse sarebbe meglio dire la NON tassazione dell’assegno pensionistico.
I requisiti per il permesso di soggiorno
La Thailandia garantisce ai pensionati stranieri di età almeno pari a 50 anni di usufruire di due tipi di permesso di soggiorno. C’è quello annuale e rinnovabile di 90 giorni in 90 giorni e quello decennale con rinnovo ogni 5 anni.
Quest’ultimo visto è consigliabile per chi intende trasferirsi per un lungo periodo nel paese. Oltre al requisito anagrafico, non bisogna avere precedenti penali né in Thailandia né in Italia e si dovrà presentare un certificato medico attestante le condizioni di salute del richiedente.
Con questo tipo di visto è fatto divieto di lavorare nel paese. Infine, bisogna dimostrare di detenere sul conto corrente almeno 200.000 baht, circa 5.500 euro, o un reddito mensile di 50.000 baht, qualcosa come 1.360 euro.
Nel caso in cui il trasferimento riguardi una coppia, è sufficiente che entrambi abbiano almeno 50 anni di età e che almeno uno dei due possegga gli altri requisiti richiesti.
Niente tasse in Thailandia
Qual è il vantaggio di vivere in Thailandia da pensionato?
E’ presto detto: l’assegno dall’INPS vi sarà corrisposto al lordo delle imposte, in quanto tra i due paesi vige un accordo contro la doppia imposizione.
A questo punto, sarà sufficiente versare al fisco locale 1.900 baht all’anno, poco più di 50 euro, per essere in regola! In altre parole, la pensione straniera in Thailandia non è tassata.
Capite bene che per chi percepisce importi elevati, il risparmio è enorme. Non solo ci si trasferisce in un paese dal costo della vita assai inferiore a quello italiano, ma oltre tutto non si pagheranno le tasse.
Dovete però mettere in conto che in Thailandia la sanità si paga e, pertanto, chi intende viverci è tenuto a contrarre una polizza sanitaria per il caso abbia bisogno di cure mediche.
Dicevamo, vantaggi di varia natura. Uno è senz’altro la possibilità di vivere in isole meravigliose come Phuket e Koh Samui. Certo, dovete mettere in conto che il costo della vita qui non è bassissimo, trattandosi di mete turistiche molto gettonate.
D’altra parte, vivere nella capitale non è sempre consigliabile. A parte gli alti costi, i ritmi sono stressanti per via dell’elevata densità abitativa. (5.300 abitanti per km2 – per rendere l’idea, la città più popolosa d’Italia, Napoli, ha una densità dimezzata). Del traffico caotico ne abbiamo già parlato.
Attenzione ai costi del viaggio
Trasferirsi in Thailandia per ragioni fiscali non implica dovervi trascorrere l’intero anno. E’ sufficiente passarvi 183 giorni nell’anno solare. Tuttavia, fare avanti e indietro per l’Italia comporta costi di viaggio importanti.
Le distanze sono elevate: tra Roma e Bangkok intercorrono più di 8.800 km e 15 ore di volo. Per questo fate bene i conti prima di considerare un simile cambio di vita. I benefici fiscali rischiano di essere compensati dalle spese di viaggio, specialmente se per ragioni di salute o familiari aveste bisogno di tornare spesso in Italia.
Il prestito per le spese iniziali
Insomma, trasferirsi in Thailandia è affascinante ma può costare parecchio tra affitto o acquisto di un immobile e dell’auto, polizza sanitaria, viaggi da e per l’Italia e le spese per il vitto e le utenze domestiche.
Per queste ragioni potreste avere bisogno di liquidità. Una soluzione per i pensionati è la cessione del quinto della pensione.
Si tratta di un prestito personale, per cui il richiedente non dovrà fornire spiegazioni circa l’impiego del denaro ricevuto. La rata mensile sarà prelevata direttamente dall’INPS o altro ente di previdenza per l’importo massimo di un quinto dell’assegno netto.
La durata del finanziamento è fino 120 mesi e le condizioni sono regolate da una Convenzione INPS. La cessione del quinto è accessibile anche ai cattivi pagatori, soggetti che difficilmente riescono altrimenti a ottenere credito.