Pensionati italiani in Croazia

Vivere a quattro passi dall’Italia con un costo della vita più basso e godendo di un clima e uno stile di vita simile? E’ possibile trasferendosi in Croazia.

Lo stato della ex Jugoslavia possiede circa 1.000 km di coste e spesso i turisti stranieri la considerano una meta low cost alternativa all’Italia. Sole, buon cibo, movida, bei paesaggi.

Il costo della vita in Croazia

Ci sono tante ragioni per vivere in Croazia, tra cui spicca anche un costo della vita inferiore a quello di paesi come il nostro. Ed è anche forse per questo che diversi pensionati italiani hanno deciso negli ultimi anni di trasferirsi qui. Con lo stesso assegno, riescono a condurre una vita più agiata.

E la tassazione è vantaggiosa, come vedremo. Ma per beneficiarne è necessario iscriversi all’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero). Dopodiché bisogna richiedere la residenza fiscale croata, che presuppone il dover trascorrervi almeno 183 giorni nell’anno solare, anche non continuativi.

Pensionati italiani in Croazia

Dovete altresì provare la residenza. Allo scopo vi sarà utile un contratto di locazione immobiliare a lungo termine, cioè di almeno 12 mesi e rinnovabile. I contratti turistici, oltre ad essere di breve durata, rischiano di rivelarsi relativamente esosi.

Quanto costa un affitto? Non è semplice fare calcoli generici. Diciamo che nella capitale Zagabria e presso le zone costiere dovreste mettere in conto sui 500 euro mensili per un immobile di medie dimensioni. Nell’entroterra, vi potrebbero bastare sui 350 euro.

Il confronto resta vantaggioso con le realtà urbane italiane, specie del Centro-Nord. Tuttavia, non pensate che la Croazia sia una meta così a bassissimo costo come tendiamo a credere. Negli anni si è sviluppata, specie con l’ingresso nell’Unione Europea avvenuto nel 2013. E dal gennaio 2023 fa parte anche dell’euro.

Quest’ultimo dato va tenuto in considerazione, perché ha provocato un impatto al rialzo sui prezzi al consumo, a partire dai generi alimentari. Ci sono state anche proteste contro il governo, accusato di aver fatto poco per contrastare la speculazione.

Pensionati italiani in Croazia

Tasse sulle pensioni in Croazia

Da un lato è positivo per un italiano che volesse trasferirsi in Croazia che vi sia l’euro. Non avrà alcuna esigenza di cambiare valuta e zero difficoltà nel calcolare i prezzi. Dall’altra, ciò implica che non stiamo più parlando di un paese con una valuta debole da sfruttare per vivere relativamente con un reddito basso.

Ma dicevamo che la tassazione sulle pensioni si rivela abbastanza vantaggiosa rispetto all’Italia. In effetti, il sistema fiscale sui redditi delle persone fisiche in Croazia prevede due sole aliquote del 24% e del 36%.

La prima si applica fino a 17.500 kuna, corrispondenti ai 2.300 euro attuali. Ci sono anche le addizionali locali, che variano tantissimo di città in città. Ad esempio, a Zara sono al 12%, mentre in altre zone si azzerano. Dunque, conviene sempre informarsi anche su questi aspetti prima di scegliere il luogo esatto in cui vivere.

Sin qui sembrerebbe che il sistema croato non sia affatto vantaggioso. Invece, per i pensionati le aliquote sono dimezzate. Questo significa che fino a circa 2.300 euro l’assegno è gravato da un’imposizione del 12% e sopra tale soglia del 18%, addizionali escluse.

Capite bene che la convenienza scatta sopratutto per gli assegni medio-alti. Per poche migliaia di euro all’anno, invece, un pensionato italiano rischia di pagare di più che in Italia. Da noi, infatti, non verserebbe un euro di Irpef fino a 8.500 euro.

Non tutti i pensionati italiani, inoltre, possono beneficiare di tali vantaggi. Gli accordi contro la doppia imposizione riguardano le sole pensioni erogate dall’INPS e dagli altri enti di previdenza del settore privato. Per intenderci, gli ex dipendenti pubblici non possono accedervi.

Per loro il trasferimento comporta il pagamento sia delle aliquote italiane che di quelle croate. Un salasso che più che annullerebbe i benefici del più basso costo della vita.

Cessione del quinto per affrontare il trasferimento

Un altro aspetto favorevole ai pensionati che vogliano trasferirsi in Croazia è che potrebbero fare ritorno in patria anche più volte all’anno, grazie alla vicinanza geografica. Ciò vale particolarmente per coloro che risiedono nel Centro-Nord dell’Italia, specie nel Nord-Est.

Tanto per fare un esempio, tra Trieste e Zagabria la distanza è di soli 230 km, qualcosa come neanche tre ore di auto. Ed essendo la Croazia uno stato comunitario, potreste andare e venire senza bisogno di passaporto. Basta il solo possesso della carta d’identità.

Tra l’altro, non ci sono controlli alle frontiere con la vicina Slovenia, anch’essa un membro dell’Unione Europea.

In ogni caso, il trasferimento in Croazia costa. Spese di affitto o acquisto di un immobile, la ricerca di mobili per arredare casa, magari la frequenza di un corso di lingua per esprimersi discretamente con la popolazione del luogo, la stipula di una polizza sanitaria, ecc.

A quest’ultimo proposito, va detto che la sanità croata è considerata di buona qualità. Addirittura, è meta di molti pazienti del resto d’Europa per le cure odontoiatriche, a basso costo e qualitativamente molto buone.

Ma come fare se non si possiede sufficiente liquidità per sostenere il trasferimento? C’è sempre la possibilità di ricorrere alla cessione del quinto della pensione, un prestito personale rimborsabile in 120 mesi.

La rata mensile non può eccedere il 20% dell’assegno al netto di contributi e imposte. Il prelievo è effettuato direttamente dall’ente di previdenza, per cui il creditore gode di elevate garanzie, tali da consentirgli l’erogazione anche ai cattivi pagatori.

Questi soggetti, con problemi di inadempienza creditizia, solitamente non riescono ad ottenere alcun prestito. Per queste persone la cessione del quinto è provvidenziale.