Pensionati italiani in Brasile

Lascio tutto e vado a rifarmi una vita in Brasile. Chissà quante volte, tra il serio e il faceto, molti di noi lo avranno pensato. Migliaia di italiani hanno trasformato questo intento in realtà.

Il clima è mite tutto l’anno e si spende poco per riscaldamento e abbigliamento. Si mangia bene, la gente del posto è cordiale e si ha la sensazione di godersi una vacanza lunga una vita tra paesaggi mozzafiato e luoghi della movida come Rio de Janeiro, nota nel mondo per il famosissimo carnevale.

Ci sono soprattutto pensionati a volersi trasferire in Brasile. Il basso costo della vita garantisce una quotidianità più serena. Nella capitale San Paolo, due persone ad un ristorante di buona qualità possono mangiare tre portate per 200 reais, sui 35 euro in tutto, qualcosa come 17-18 euro a testa.

Aiuta senz’altro il cambio, ma è noto che l’economia sudamericana, pur essendosi molto sviluppata negli ultimi 20-30 anni, è rimasta relativamente povera.

E poi c’è la tassazione abbastanza leggera. L’aliquota più alta sui redditi delle persone fisiche è al 27,5%, mentre in Italia arriva al 43%, addizionali regionali e comunali escluse. Per i pensionati può comportare un enorme risparmio, a patto chiaramente di avere trasferito la residenza fiscale.

Per farlo, occorre godere dei requisiti ordinari fissati dallo stato italiano: iscrizione all’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero) e dimostrare di trascorrere nel paese straniero almeno 183 giorni nell’anno solare.

Dunque, serve certamente un contratto di locazione o acquisto immobiliare perché non puoi dimostrare di vivere in un luogo senza avere casa.

Doppia imposizione fiscale?

Pensionati italiani in Brasile

C’è un problema, che si trascina ormai dal 2000. Nel 1980, Italia e Brasile ratificarono una convenzione contro la doppia imposizione fiscale. In sostanza, i residenti italiani in Brasile avrebbero versato soltanto allo stato sudamericano le imposte sui redditi conseguiti in patria. E lo stesso per i residenti brasiliani in Italia.

Nel 2000, Roma cambia improvvisamente idea e inizia a far valere una parte della convenzione fino ad allora considerata marginale e sconosciuta ai più.

Essa consentiva ai pensionati italiani di pagare le imposte solamente in Brasile per assegni fino a 5.000 dollari USA all’anno. Per la quota eccedente tale somma, la tassazione diventava concorrente.

In pratica, gli italiani hanno dovuto iniziare a pagare le imposte sia all’Italia che al Brasile.

Capite bene che la doppia imposizione è un fardello gigantesco per i pensionati che si trasferiscono in Brasile. Sono costretti a pagare le aliquote sia brasiliane che italiane, a meno di non trasferire nel paese sudamericano la residenza fiscale o, in alternativa, prendendo la cittadinanza brasiliana.

In Parlamento se ne discute da anni, ma come spesso capita senza alcuna conclusione. I partiti dei vari schieramenti si mostrano sensibili al tema, ma la realtà è che la doppia imposizione ancora oggi esiste.

Pensionati italiani in Brasile

Vivere in Brasile? Vantaggi e svantaggi

Il fattore economico non è l’unico che dovrebbe spingere uno straniero a scegliere il Brasile.

Parlavamo del clima, della giovialità della popolazione locale, delle bellezze naturalistiche e paesaggistiche, del cibo, ecc. Tuttavia, dobbiamo anche considerare eventuali svantaggi.

Uno di questi è l’alta criminalità, specie nelle aree periferiche delle grandi città e nelle cosiddette “favelas”. La stessa Rio de Janeiro è pericolosissima all’infuori delle aree zone turistiche. Questo non significa che non si possa vivere in Brasile, ma non con quella serenità a cui penseremmo guardando i depliant di un’agenzia turistica.

Molti stranieri e gli stessi cittadini brasiliani benestanti optano per vivere spesso in residence con tanto di sicurezza privata all’ingresso. Chiaramente, questo comporta un costo e un disagio di cui tenere conto.

La povertà è diffusa e proprio questo tiene i prezzi bassi di beni e servizi. La sanità sarebbe anche discreta, ma le liste di attesa sono lunghe, per cui un pensionato dovrebbe valutare di contrarre una polizza privata per ricorrere alle cure in strutture non statali.

E poi l’alta corruzione negli uffici pubblici non è un problema secondario. In altre parole, se hai a che fare con il disbrigo di pratiche burocratiche, è molto probabile che o non otterrai il servizio in tempi celeri o lo otterrai solo in cambio di qualche bustarella.

Denaro fresco grazie alla cessione del quinto

Abbiamo fatto presente in maniera succinta le principali problematiche che si potrebbero dover fronteggiare vivendo in Brasile. Aggiungiamo che andare e tornare in Italia non è semplice per via dei costi del viaggio e le numerose ore di volo necessarie. Per tutte queste ragioni potreste avere bisogno di liquidità.

La buona notizia è che la cessione del quinto della pensione può essere una soluzione alla vostra portata. E’ un prestito personale che non richiede alcuna giustificazione o preventivo circa l’impiego della somma richiesta. Il rimborso avviene da 36 a 120 rate mensili, ciascuna delle quali può ammontare fino al 20% dell’assegno pensionistico al netto di contributi e imposte.

Esse sono prelevate dall’ente di previdenza e accreditate direttamente sul conto dell’istituto erogante. Grazie a queste solide garanzie, la cessione del quinto risulta accessibile anche ai cattivi pagatori, cioè a quei soggetti che di recente hanno avuto problemi con il rimborso di prestiti e sono stati, pertanto, segnalati alla Centrale Rischi Finanziari (CRIF).