Il costo della vita per i residenti all’estero

Se stai valutando di trasferirti all’estero, il primo pensiero corre al costo della vita nel paese in cui vorresti vivere. La domanda è: “lo stipendio o la pensione che percepisco mi basterà o rischio di peggiorare la mia condizione economica?

Non solo la domanda è legittima, ma persino doverosa. Il costo della vita, infatti, cambia tantissimo da paese a paese.

D’altra parte, anche quando ci spostiamo da una città italiana ad un’altra, per prima cosa verifichiamo se riusciremmo a vivere bene o se il costo della vita sia più alto e tale da abbassare la qualità della nostra quotidianità. Sappiamo tutti che vivere a Milano è molto più costoso che in provincia.

Cosa dicono le classifiche internazionali sui paesi più dispendiosi e più economici del mondo? Non è certo una sorpresa che l’Europa, il Nord America, Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda siano i posti più costosi in cui andare a vivere.

La ragione è che sono economie molto ricche. La Svizzera guida la classifica, seguita a distanza dalla Norvegia. Al contrario, Asia, Africa e Sud America risultano essere i posti in cui la vita costa di meno.

Fatto presente che non si dispongono di dati su tutti i paesi, specie africani, si rileva che Pakistan, India, Egitto e Colombia siano tra le nazioni in cui serve di meno per vivere.

Costo e qualità della vita vanno a braccetto.

costo della vita

Queste classifiche sono interessanti, perché tra le località più economiche figurano alcune mete turistiche molto popolari. Pensate all’Egitto o al Sud America.

Ebbene, Alessandria d’Egitto risulta tra le località in cui conviene di più fare la spesa in tutto il mondo, così come anche prendere in affitto casa e andare al ristorante; in quest’ultimo caso, ancora meglio sarebbe recarsi a Giza.

Tuttavia, lo stesso paese non ha un alto livello di qualità della vita. Tra i problemi più gravi, il traffico, l’inquinamento e il potere di acquisto insufficiente, sebbene quest’ultimo riguardi solo la popolazione locale.

In altre parole, il solo costo della vita non dice granché su come si viva in un dato paese.

Migliore la situazione in India, dove le differenze tra stato e stato e città e città, però, possono risultare abissali. In generale, comunque, figura nella parte elevata della classifica sulla qualità.

Spostandoci nel Sud America, il Brasile risulta tra le mete più economiche e ciò riguarda sia il costo degli affitti, sia fare la spesa sia il costo dei ristoranti. E la qualità della vita? Non benissimo e il problema principale riguarda la sicurezza.

Il paese è notoriamente afflitto dalla criminalità, specie nelle grandi città. Le cosiddette “favelas” costituiscono un grosso grattacapo per l’ordine pubblico.

Nel complesso, tuttavia, può essere un buon compromesso tra due esigenze complementari: vivere con poco, ma relativamente bene.

I costi della sanità.

Tra le voci più importanti sulla qualità della vita, la sanità è forse la più importante e, in un certo senso, determina per uno straniero anche il costo. Laddove l’accesso alle cure è difficoltoso o non garantisce un servizio efficace, sorge l’esigenza di tutelarsi ricorrendo alla contrazione di polizze sanitarie.

Queste possono coprire servizi di base o cure specialistiche avanzate. Le seconde sono certamente più costose. Ovviamente, se decido di trasferirmi in un paese con una sanità carente, sarò costretto a coprire me stesso e la mia famiglia con una polizza sanitaria in relazione un po’ a tutte le tipologie di cure necessarie.

Il costo della vita salirà in automatico, indipendentemente da cosa suggeriscano le classifiche internazionali.

Vuoi saperne di più?

I costi della sicurezza.

Lo stesso dicasi per la sicurezza.

In alcune aree particolarmente degradate del Terzo Mondo, i cittadini benestanti e gli stranieri devono fare affidamento su servizi di vigilanza privata per poter vivere in relativa serenità all’interno di residence sorvegliati.

Anche questo fa lievitare il costo della vita.

I costi dei viaggi.

Infine, bisogna tenere in grande considerazione anche delle distanze con l’Italia. Il trasferimento non implica necessariamente dover risiedere nel paese straniero per l’intero anno solare.

Se l’obiettivo principale consiste nel beneficiare di forme di tassazione agevolata, bastano solo 183 giorni anche non continuativi quindi l’opportunità di rientrare in patria potrebbe essere frequente.

Per metà dell’anno, un pensionato può decidere di tornare in Italia per ritrovare la famiglia. Ma se le distanze sono elevate, i costi degli spostamenti salgono e potrebbero vanificare i risparmi fiscali.

E ciò vale anche nel caso in cui il paese in cui decidi di trasferirti sia lontano da altre possibili mete turistiche in cui potresti desiderare di trascorrere parte dell’anno.

Occhio al cambio.

Costo della vita, comunque, è un concetto in sé ambiguo. In qualità di stranieri e percettori di redditi in euro, a noi interessa capire non tanto come vivano gli abitanti del luogo, bensì come potremmo vivere noi. Il fattore cambio incide in misura determinante.

Ci sono paesi con valute instabili e in cui dollari ed euro tendono a rafforzarsi quasi costantemente di anno in anno. Altre si rilevano, invece, più stabili.

Pensate alla Turchia, dove la lira ha perso contro l’euro più dell’80% negli ultimi cinque anni. Il costo della vita qui è molto basso, specie con riferimento agli affitti e la qualità della vita è considerata alta.

Fa eccezione una città turistica e molto ambita tra gli stranieri come Istanbul. Traffico e inquinamento, oltre che gli alti prezzi degli immobili, abbassano il punteggio della metropoli.

Situazione nettamente migliore ad Ankara, la capitale, forse proprio perché snobbata ad oggi dagli stranieri come città in cui risiedere stabilmente.

I beni importati.

Nel valutare il costo della vita non bisogna dimenticare, infine, che va considerato anche il prezzo dei beni importati dall’estero.

Le auto, ad esempio, in Tunisia costano più che in Italia perché devono pagare i dazi imposti dal governo per frenare l’esportazione di capitali.

E se non riuscite a rinunciare al parmigiano, al caffè e ai vini italiani allora possono essere dolori perché i beni alimentari importati sono ovunque carissimi.

Conclusioni.

Nei paese cosiddetti del terzo mondo il costo della vita è sempre molto più basso di quello italiano. Questo però non riguarda tutti i beni ma solo quelli che vengono acquistati dalla popolazione locale (alimentari, affitti, immobili ecc.).

Nel computo bisogna inserire anche il costo delle polizze che devono compensare la cattiva o pessima qualità dell’assistenza sanitaria locale, il costo della sicurezza (solo in alcuni paesi) e il costo elevato dei beni da importare (auto, mobili, alimentari di lusso).

Un ruolo importantissimo lo svolge il cambio. Al momento della partenza si fa una “fotografia” della situazione valutando il cambio Euro/Valuta locale. Quanto mi costa, in Euro, l’affitto?

Nel corso degli anni, però, la situazione può mutare e anche di parecchio.

Per nostra fortuna stiamo parlando, per la maggior parte dei casi, di paesi a economia debole dove il cambio tende a evolvere in senso a noi favorevole perché le pensioni sono pagate in Euro, una valuta notoriamente forte.

Quello che oggi paghiamo poco, in futuro potremmo pagarlo ancora di meno.